Fornelli

All'interno di una casa, fra i vari ambienti che compongono l'abitazione, se il letto è il luogo più sacro e il bagno il luogo più serio, allora la cucina è il luogo più magico, nel senso alchemico del termine.

Simbolo contradditorio, la cucina sta alla casa come il mondo terreno sta al paradiso e all'inferno. Paradigma dell'uomo, i cuochi non sono figli né degli angeli che dei demoni, eppure ne andranno ad abitare le case, portando con se il proprio retaggio di fumi, odori, olii e foie-gras.

Di ciò che entra in una cucina non è chiaro il destino, tantomeno è chiaro cosa in effetti entri nelle cucine. Dalle verdure alle bestie, dalle plastiche alle rocce, cadaveri, carcasse, esseri vivi e mai generati, non c'è discrimine. Il cuoco, alchimista dei pezzenti, riempie le credenze con tutto quanto gli possa capitare a tiro nella sua disperata ricerca per redimere il mondo.

Filtri di vita, nelle cucine operano sia la creazione che la distruzione ma non c'è generazione di vita. Fucina ctonia, oltre ai robot e al loro maestro, ale volte fanno capolino le muffe, ma durano poco.

Oggi non esistono più le cucine. Templio di una religione intima, i muri di questi luoghi sono stati abbattuti dai nuovi fanatici dei cibi prectti, architetti di una società alienata priva di speranze e satura di illusioni.

Una volta le cucine erano ambienti enormi, con casse di pietra in cui venivano gettate acqua e fiamme e fosse comuni e mattatoi e saline e campi di grano e bestie al pascolo.

Oggi le cucine sono scomparse, non se ne sente più parlare.
Invece ci sono rimasti i fornelli.

I fornelli fanno schifo. Come il papa, come i dittatori, come l'astrologia questi fornelli non hanno più nessuna dignità, pallida ombra di un passato dal futuro radioso. Riprova è che sempre più gente piazza i fornelli nei propri salotti, accanto alla porta d'ingresso, sotto la televisione o vicino alle riviste di moda.

I fornelli fanno schifo e non hanno dignità. Io ho avuto la fortuna di venire allevato in una cucina del millesettecento, con un muretto che la tagliava in due, tre lavabi, credenze di legno e taglieri di pietra.

Ogni volta che vedo un fornello mi sento intimamente offeso e devo fare qualcosa per rendere giustizia al mondo. È per questo che brucio le macchinette del caffé, faccio esplodere le pentole a pressione, rovescio il sale e le frittate e l'amido del riso.
Tento di incrostare i fornelli per nascondere al mondo la loro vergogna, così come i vulcani tentano di nascondere con le colate di lava la vergogna dell'uomo.

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